Abbiamo già presentato, nella prima parte di questo articolo, i nostri compagni di avventura, le esperienze più intense e gli imprevisti che un viaggio in Namibia può nascondere. Ora andiamo avanti con entusiasmo a raccontarvi la parte che abbiamo amato di più: natura e paesaggi, con tutta la loro forza e maestosità. Alcuni dei luoghi più imponenti e belli della Namibia si trovano lungo il deserto del Namib, il deserto più antico del mondo che si estende lungo la costa occidentale del paese. 


Non si dovrebbero fare paragoni ma il viaggio in Sudafrica dello scorso Ottobre (sempre in compagnia di Serena e Charlie @everseensa) è ancora fresco e inciso nelle retine dei nostri occhi, e abbiamo notato una grande differenza tra i due paesi: mentre il Sudafrica è coerente nel suo paesaggio tipico, la Namibia catapulta in un’infinita varietà di luoghi diversi man mano che si macinano chilometri lungo l’on the road.

C’è anche da dire, e ve lo ricorderete dalle nostre storie, che questo viaggio è avvenuto in un momento particolare. Infatti le abbondanti precipitazioni delle settimane precedenti al nostro arrivo hanno preparato per il nostro viaggio in Namibia uno scenario rarissimo: distese verdi e vive dove normalmente ci dovrebbe essere secco terreno desertico, zone completamente allagate che creavano enormi specchi d’acqua attorno al Parco Nazionale dell’Etosha, natura rigogliosa come non si vedeva da anni in questo paese. Possiamo dire che le nostre foto quindi siano pressoché uniche.

Etosha springbok Namibia
Photo Credit @everseensa

Photo Credit @everseensa

La difficoltà più grande dovuta a questa insolita condizione l’abbiamo riscontrata durante i safari nel parco dell’Etosha (la prima tappa del nostro viaggio). Abbiamo fatto più fatica a tracciare e scovare gli animali che solitamente, durante la stagione secca che va da Giugno ad Novembre, in assenza di acqua sono costretti a raggiungere le grandi pozze presenti lungo le poche strade che percorrono il parco. Garanzia di avvistamento vicina al 100%.

Con tutta quella strana abbondanza d’acqua gli animali erano ovviamente sparsi ovunque nell’immenso parco dell’Etosha, soprattutto nelle zone non percorse da strade, lontano dall’occhio umano. Ma il lato positivo è sempre quello: i nostri scatti non sono quelli che normalmente si possono trovare sulla Namibia!

Etosha National Park è il parco nazionale più esteso della Namibia e significa “grande luogo bianco”. Infatti al centro del parco si estendono a perdita d’occhio 5000 metri quadrati di terreno bianco e argilloso: una depressione salina che 12 milioni di anni fa era un lago. Mai visto un luogo più luminoso di questo: le recenti piogge hanno creato uno specchio d’acqua temporaneo che in alcune aree conferiva ancora più la sensazione di luminosità paradisiaca irradiata anche nel bush circostante.

C’è una gran varietà di fauna all’Etosha, tra cui l’orix, animale simbolo della Namibia, leoni, zebre, giraffe, molte specie di antilopi, leopardi, ghepardi, gnu, struzzi (mai visti tanti struzzi tutti assieme durante un safari). Le silhouette di orix e giraffe che si stagliano sul pan salato è sicuramente l’immagine dell’Etosha che ci portiamo nel cuore. La savana colorata di verde è stata uno spettacolo unico e di grande impatto per i nostri scatti e gli splendidi video di Charlie e Giorgio (sempre siano lodati per il loro preziosissimo aiuto!)

Photo Credit @everseensa

Continuiamo a raccontarvi dei paesaggi namibiani non seguendo l’itinerario ma secondo una logica di colori. Deadvlei (palude morta) è sicuramente uno dei luoghi dai colori più contrastanti e saturi che abbiamo mai visto, una fotografia di Franco Fontana all’ennesima potenza. Parliamo probabilmente dello scenario più iconico dell’intero paese. Anche qui abbiamo una piana bianca di argilla, secchissima e crepata, ma abbracciata da dune rosse e, il pezzo forte, scheletri di alberi di acacia praticamente mummificati dal gran caldo. Questo ha fatto sì che non si decomponessero: sembrano braccia alzate al cielo impegnate in una danza eterna.

Per arrivare in questo luogo spettacolare si può percorrere una comoda scorciatoia, oppure si può scalare la duna più alta della Namibia, la Big Daddy, per poi scendere lungo il pendio ripido e morbido. Potevamo farci mancare la scalata della duna? Certo che no, anche perché ad essere del tutto onesti con voi, presi dalla foga di produrre contenuti, non ci siamo accorti della presenza della scorciatoia! È stata una scalata faticosa ma siamo stati contenti di esserci cimentati in una simile impresa perché siamo stati ricompensati da uno scenario indimenticabile. Piana bianca, alberi stilizzati neri, dune rosse e cielo azzurrissimo: uno dei luoghi più surreali e “alieni” visti nella nostra vita, altro paradiso per i fotografi.

Big daddy sussusvlei Namibia

Dune Namibia
Photo Credit @everseensa

Deadvlei si trova all’interno del parco Sussusvlei, che tradotto significa “luogo di non ritorno”: a noi questo cimitero di alberi d’acacia non è sembrato un luogo di non ritorno ma piuttosto un luogo dove voler tornare al più presto, con un’energia vibrante che trasmette vita. Una delle particolarità più caratteristiche di Sussusvlei sono i contrasti definiti della sabbia durante le prime e le ultime ore del giorno, quando la luce del sole batte solo su un lato delle dune regalando un arancio saturo e mettendo completamente in ombra il lato opposto.

Le dune più famose, alte e scenografiche, lungo l’unica strada che collega l’ingresso di Sussusvlei alla Deadvlei, sono contrassegnate da un numero che corrisponde alla distanza in chilometri dall’ingresso. Per ammirare lo scenario dell’alba è necessario recarsi all’ingresso del parco prima del sorgere del sole attendendo pazientemente l’apertura dei cancelli, a meno che non si dorma in uno dei pochi basici camping presenti all’ingresso del parco stesso per avere un’ora di vantaggio rispetto ai visitatori esterni.

Non sono presenti tantissimi animali, ma gli orix sono senza dubbio quelli più semplici da avvistare. I più fortunati potrebbero trovare un ghepardo camminare solitario in cima alle rosse dune (sarebbe davvero un colpo di fortuna epico).

Nota doverosa: anche a Sussusvlei si è dimostrata fondamentale la presenza di qualcuno nel gruppo che sapesse guidare la 4×4 sulla sabbia, con un rischio altissimo di rimanere insabbiati. Troppo frequentemente lungo il tragitto si vedono jeep abbandonate a se stesse perché i conducenti non riescono ad uscire dalla sabbia e decidono di proseguire a piedi in cerca di soccorso (è successo anche a Giorgio e Martina, cliccate QUI per guardare il loro video Youtube e averne la prova).

Dal calore delle dune di Sussusvlei passiamo a paesaggi completamente diversi, sia per colori che per clima, trovati lungo la Skeleton Coast che percorre la costa bagnata dall’impetuoso Oceano Atlantico. In questa zona le correnti fredde dell’oceano incontrano e si scontrano con le caldi correnti dell’entroterra desertico, creando una coltre di nubi dense e spettrali, e un clima decisamente più fresco e ventoso rispetto all’entroterra. Credeteci se vi diciamo che nel giro di pochi chilometri si passa dal caldo torrido alla necessità di indossare un gubbino.

Per arrivare sulla costa abbiamo attraversato paesaggi piatti, desolati e marziani, dove la linea dell’orizzonte era l’unico limite, pianure rocciose, quasi cristallizzate. Il riferimento visivo più simile che ci viene in mente per descrivervi questo panorama è il film “Interstellar” di Christopher Nolan. Chi l’ha visto capirà di cosa stiamo parlando.

Photo Credit @inviaggiocoltubo

La Skeleton Coast è un luogo molto conosciuto della Namibia, e geograficamente parlando si estende tra i fiumi Cunene e Swakop. Comprende un parco nazionale percorribile in auto che copre un tratto a nord della costa namibiana, e una seconda parte che si estende verso sud oltre i confini del parco, e nel quale sono distribuiti gli highlights più popolari della costa. Si può dire quindi che  gli spot più famosi e fotografati di questa tappa del viaggio siano a tutti gli effetti fuori dai confini del parco nazionale della Skeleton Coast.

Queste tappe classiche comprendono la colonia di otarie di Cape Cross (una delle più grandi in Africa e al mondo, visitabile dalle 10 alle 17), il mastodontico relitto abbandonato nei pressi della città di Swakopmund, Walvis Bay con le saline abitate da colonie di fenicotteri rosa e pellicani, e la famosa Sandwich Harbour, dove il deserto incontra letteralmente l’oceano.

Photo Credit @everseensa
Photo Credit @everseensa

L’esperienza presso la colonia di otarie a Cape Cross è stata alquanto bizzarra e a tratti macabra. Questi animali per quanto carini sono circondati da un’odore acre che provoca davvero la nausea a chiunque, dovuto alla presenza di decine di migliaia di otarie bagnate e ammassate, e purtroppo anche di cadaveri di cuccioli abbandonati a se stessi che probabilmente per qualche motivo non sono riusciti a sopravvivere. È un’esperienza senza dubbio interessante, ma non possiamo dire che le otarie siano gli animali più civili al mondo.

Photo Credit @everseensa

Sandwich Harbour è l’ennesimo luogo dai grandi contrasti di questo nostro viaggio in Namibia. Pensate a due elementi così diversi tra loro come il deserto e il mare, la sabbia e l’acqua. Questo è un luogo unico dove i diversi si incontrano e si fondono. Con la bassa marea è possibile percorrere in auto la sottile linea di sabbia che si trova tra le dune altissime e l’oceano, che viene poi sommersa dall’alta marea. L’unico modo per raggiungere questo luogo è arrivarci (obbligatoriamente) con una guida locale specializzata, che non solo conosce i tempi di percorrenza e delle maree, ma riesce ad orientarsi vista la completa assenza di strade o segnali. Quindi, come per il resto, non avventuratevi da soli!

Nonostante il vento di quel giorno, il rumore fragoroso dell’oceano e il cielo minaccioso, ci siamo incamminati su di una duna sovrastante la lingua di terra che scivola nel mare. E poi è arrivato un momento prima del tramonto che ci ha completamente spiazzato. Sembrava di essere in quell’attimo che precede di poco il sonno, quando la realtà si piega e si confonde con il sogno. Il cielo si è squarciato lasciando trapelare il sole, colorando le nuvole con riflessi alluminio, il mare blu screziato di bianco e  le dune ocra. Un momento epico. Quando Charlie ha detto “questo è il posto più bello che ho visto nella mia intera vita”, e di mondo un po’ ne ha visto, ci siamo sentiti bene, felici, grati del fatto che la nostra vita ci stia dando l’enorme fortuna di condividere momenti come questo.

Photo Credit @everseensa

Una nota doverosa per concludere questo pezzo. L’Africa è un luogo fragile: con la cementificazione, gli animali sono stati confinati nelle riserve, il loro ecosistema è a rischio, sempre sul filo. Ci sono ancora persone che se ne approfittano a scopo di lucro, ma per fortuna ci sono anche altrettante persone che dedicano anima e corpo alla salvaguardia, recupero e reinserimento degli animali in natura.

L’Africa è un continente meraviglioso con parecchi problemi. Nel nostro piccolo, con l’aiuto di Serena e Charlie @everseensa abbiamo collaborato solo con persone e aziende che rispettano il loro paese e che lo sostengono attivamente. Negli hotel dove abbiamo soggiornato, si promuove la sostenibilità con l’uso di pannelli solari, con il riciclo dell’acqua, con l’impegno nel sociale e nel preservare la natura e il suo ecosistema. Si creano posti di lavoro formando le persone locali per garantire loro sussistenza.

Non vediamo l’ora di portarvi con noi in questi luoghi che tanto abbiamo amato per rivivere queste emozioni e condividerle con voi, creando nuova energia, consapevolezza verso un paese che va preservato. Avvicinandoci in questo nostro viaggio in Namibia a tribù, culture, luoghi storicamente importanti e natura maestosa, ci sentiamo come ambasciatori di questa bellezza che va avvicinata con rispetto, discrezione e sensibilità.

Allora, avete già impegni per il 2023?