Pagina 4 – by Ale

Luca sogna Hoi An da quando siamo arrivati in Vietnam. Diciamo che viene considerata la città più caratteristica di tutto il paese, e se dovessimo pensare ad un turista che viene in Italia toccando Roma, Firenze e Venezia, qui parliamo di Hanoi, Hoi An e Ho Chi Minh City.

Gli ultimi due giorni li abbiamo spesi per spostarci da Halong verso sud in sleeping bus, facendo tappa una notte a Huè, la città imperiale. Bel posto, ma una notte può bastare.

L’arrivo ad Hoi An è molto più semplice del previsto. Smontiamo dall’autobus e tre ragazzi neozelandesi si fermano per chiederci se vogliamo acquistare le loro moto con le quali hanno fatto il giro di mezzo Vietnam. Da bravi italiani cogliamo la palla al balzo e scrocchiamo un passaggio fino alla nostra guesthouse. Sorvolo sul fatto che a momenti Luca si ribalta dalla moto quando Jon parte a razzo con il verde.

Tutto liscio come l’olio insomma. Troppo liscio infatti, perchè una volta arrivati e salutati Jon & company ci rendiamo conto che l’indirizzo fornito da Booking è sbagliato.

Eresie time.

Siamo al “Rice Fields” , mentre la nostra guesthouse si chiama “Rice Village”. Sono le 17:30, ormai è buio ma riprendiamo in spalla gli zaini e cominciamo a camminare in mezzo alla campagna per qualche chilometro.

Già, perchè fuori dal piccolo bellissimo centro storico di Hoi An c’è tanta, ma tanta, ma tanta campagna. Distese di risaie disseminate di palme e fattorie senza recinzioni dove i contadini lavorano duramente tra i bufali d’acqua che pascolano. Un paesaggio verdissimo di giorno, e nero di notte. I rumori che sento nel buio mentre camminiamo saranno decine. Non voglio sapere da che animali provengono, preferisco stare nell’ignoranza. Tanto c’è Luca che fa strada e mi fa da scudo.

Vi dico solo che l’altro giorno mentre giriamo in bici per gli argini sterrati del fiume, ci attraversa velocemente la strada un serpente. A me i serpenti non fanno schifo, almeno non tanto quanto i topi, poi mi giro e vedo Luca con la stessa faccia delle vittime assassinate da Samara su The Ring.

Benissimo.

La guesthouse è molto carina, pulita e semplice, e la ragazza che la gestisce è un mignon che peserà 16kg bagnata ma super amichevole. Ce la caviamo con 11$ a notte, colazione compresa e bici gratuite che ci fanno risparmiare un bel po’ di soldi di spostamenti.

Come potrei definire Hoian? Direi un cimelio fermo nel tempo. Il centro storico è il fulcro della città a livello turistico e di bellezza. Si capisce subito da come i venditori di qualunque minchiata ci stanno attaccati come figurine.

Oltrepassando loro, la città è invasa da lanterne di qualunque forma e colore, di tessuto o di carta, appese ovunque nei ristoranti, nelle case, nei ponti, negli alberi (andate a dare un’occhio alla diretta Facebook mentre passeggiavamo per le vie). E poi dai gechi. Un esercito di gechi appiccicati alle pareti. Carini, ma troppi, e non ci devi far caso altrimenti non entri nemmeno in bagno.

Luca sembra un tredicenne a Gardaland. Fotografa qualunque cosa gli passi sotto gli occhi e si incazza ogni 2 minuti perchè non riesce a fare foto decenti di notte, che è il momento migliore per vedere la città con tutte le lanterne accese.

Ma va bene così. Nessuno dei due è un fotografo e le foto che facciamo non devono finire sul National Geographic. Lo sa anche lui, è che ogni tanto se lo dimentica.

Comunque qua ad Ha Noi, oltre al milione di sartorie che cuciono abiti su misura per prezzi ridicoli, ho notato una cosa: qualunque ristorante grande o piccolo, modesto o lussuoso che sia, ha appeso all’esterno un tabellone con il certificato di Eccellenza di Tripadvisor. Ma quando dico qualunque intendo proprio tutti. Allora, o il sindaco è Carlo Cracco, o qualcosa non mi torna. Le bancarelle di street food qua sono molte meno rispetto ad Hanoi, quindi ci capita di cenare in questi risorantini a bordo fiume, andando comunque a caccia del più conveniente. Sicuramente si mangia bene, ma parlare di certificato di Eccellenza direi che è leggermente eccessivo.

Boh.

Decidiamo di trascorrere quasi una settimana ad Ha Noi, un po’ perchè ci piace il posto, un po’ perchè una piccola pausa per riorganizzare il tutto non fa male. Ma soprattutto perchè abbiamo del lavoro da fare. Alloggiamo all’ Hoi An Trails Resort per due notti (vi rimando all’articolo cliccando qui), che esattamente come il Chapa Dew Hotel di Sapa ci ha chiesto una recensione sul nostro blog e qualche post sul profilo Instagram per promuovere l’hotel.

Qua in Vietnam non sono molto all’avanguardia su questo aspetto rispetto a posti come la Thailandia e l’Indonesia dove quasi tutte le attività hanno un account su ogni social, però è evidente che stanno facendo passi da gigante.

Stare nel resort mi rigenera come si deve, inutile negarlo. Diciamo che se fossimo stati dei turisti in visita per due/tre di settimane in Vietnam, passando per Hoi An ci saremmo sicuramente fermati qui. I prezzi sono irrisori per noi occidentali paragonati ai servizi che offre un hotel del genere in questa parte del mondo.

Ah in tutto questo mi sto dimenticando di dirvi che ho preso una leggera influenza intestinale che mi ha inchiodato al letto per un’intera giornata mentre Luca è andato in giro in bici ovunque scaricando ben due batterie della macchina fotografica. Non sono ancora riuscito a capire la causa tra il milione di ipotesi fatte. Comunque adesso tutto bene anche se ho rischiato di farmela addosso grosso diverse volte mentre ero in giro.

Ora ho perso la concentrazione perchè il tipo dietro di me che aveva un accento inglese palesemente italiano, ha appena risposto al telefono mettendosi a commentare quanto cesse siano le vietnamite in dialetto veneto. C’è Luca a fianco a me con la stessa faccia di quando ha visto il serpente per strada.

Un anno di silenzio, grazie.

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Ecco alcune foto di Hoi An! A prestissimo!!

hoi an

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luca

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